Gud Serben "GUD LUCK"

A personal archive turned into a collective act. GUD LUCK, the first compilation from Milan-based label Gud Serben, is far more than a collection of unreleased tracks: it’s a gesture of creative liberation, a passage from the private to the public, an act of trust.

Born from an idea centered around the invented motto Gud Serben—meaning "it doesn't matter, it's not important"—the compilation gathers 24 tracks that, for various reasons, had remained tucked away in forgotten folders. Now, they are finally online, ready to speak to each other—and to listeners.

The result is a sonically uneven yet attitudinally cohesive mosaic, ranging from the contemplative ambient of iphi to the contemporary glitch-cloud rap of yung webster, a generational bridge from archived sound to urban present.

At its core, Gud Serben stems from a personal need—a desire to carve out an authentic, independent space in an increasingly standardized musical landscape.

“We felt the urge to step away from the mainstream music distribution channels to create a context in which the relationship between art and artist could be more attentive, genuine, and free from purely commercial logic. The project’s communicative intent is clear: to place music and those who create it back at the center. Gud Serben does not aim to present itself as a brand, but rather as a transparent platform that lets the works and voices it hosts speak for themselves.”

This tension between exposure and care defines the identity of the project. For Gud Serben, “sharing means building bridges. It means recognizing music as a universal language capable of uniting different sensibilities across geographic or cultural boundaries. At a time when the artistic community often feels distant or disillusioned with the mechanisms of the music industry, we want to prove the opposite: that it’s still possible to forge authentic, close-knit, and engaged connections through sound and the care with which it’s conveyed.”

This vision takes shape through the compilation’s 24 tracks—a fluid, open flow in which every piece becomes a leap of faith, a sincere gesture.

“Sky (L2F Mix)” by Sport DJ is an entrancing journey, with traces of trance that evoke the Tuscan nights of Mezzanotte Mezzogiorno, somewhere between raves and lucid euphoria, echoing the late-‘90s and early-2000s progressive scene.The melancholic climax comes from Yoshitaka Hikawa: fall out weaves glitchy patterns and '80s-style synths with slow, violent modern inserts—capturing the suspended emotional tension so emblematic of the ‘90s.

With NOBODY ELSE and it was what it was, yung webster marks a turning point: urban, digital, affective, yet already fading—soaked in lo-fi melancholy. As if the present itself were already a memory. This is where full-blown contemporaneity begins: a landscape of emotional glitches and digital distortions.

Then comes ÀO LÌ WǍ, with a track that sounds like it emerged from a mythological cave. A dungeon synth-folk soundscape, embroidered with an evocative, ritual voice. It’s hard not to think of Eivør—for both the atmospheric qualities and the use of voice as an ancestral instrument, ideally accompanied by a drum echoing Norse tradition.

“Gud Serben was created to give voice to what elsewhere risks being unheard, and that attitude is deeply reflected in our vision of music as a collective language and a social act. For us, music is never just a product to be consumed: it’s an opportunity to gather around something alive and shared. It requires the presence of a passionate and active community—curious, listening, participatory.”

The label aspires to be a point of reference—not an aesthetic brand, but a fluid space:

“We’re not interested in building a strong, recognizable identity in the commercial sense. We want to facilitate a more human and profound listening and sharing experience.”

Every artist involved brings their own vision, a fragment, an honest intention unbent by market logic. In this sense, GUD LUCK is also a political gesture, albeit a quiet one: all proceeds—physical and digital—will be donated to AllegroModerato, a Milan-based cooperative that promotes musical practice among people with disabilities.

A choice that reinforces the project's inclusive and community-driven nature. A way of making music that doesn’t just resonate—it cares.

GUD LUCK isn’t a perfect compilation. It doesn’t want to be. But it’s necessary. At a time when everything seems to require a precise purpose, a strategy, a measurable performance, GUD LUCK is an anthem to the unfinished, the possible, the in-spite-of-it-all.

ITALIAN VERSION

Un archivio personale trasformato in atto collettivo.“GUD LUCK”, la prima compilation della label milanese Gud Serben, è molto più di una raccolta di inediti: è un gesto di liberazione creativa, un passaggio dal privato al pubblico, un atto di fiducia.

Nata da un’idea che ruota attorno al motto inventato Gud Serben – “non importa, non è importante” – la compilation raccoglie 24 tracce che, per motivi diversi, erano rimaste chiuse in cartelle dimenticate. Ora sono finalmente online, pronte a dialogare tra loro e con chi ascolta.

Il risultato è un mosaico sonoro disomogeneo ma coerente per attitudine: si passa dall’ambient contemplativo di iphi al glitch-cloud rap contemporaneo di yung webster, ponte generazionale che ci porta dal suono archiviato al presente urbano.

Gud Serben nasce, prima di tutto, da un’esigenza personale. Un’urgenza di creare uno spazio autentico e indipendente in un panorama musicale sempre più standardizzato.

“Sentivamo il bisogno di allontanarci dalla grande distribuzione musicale per creare un contesto in cui il rapporto tra arte e artista fosse più curato, genuino e libero da logiche puramente commerciali. L’intenzione comunicativa del progetto è chiara: rimettere al centro la musica e chi la crea. Gud Serben non vuole imporsi come un marchio, ma piuttosto agire come una vetrina trasparente, che lascia parlare le opere e le voci che ospita".

È proprio questa tensione tra esposizione e cura che definisce l’identità del progetto. Per Gud Serben, “condividere significa costruire ponti. Significa riconoscere la musica come un linguaggio universale, capace di unire sensibilità diverse al di là dei confini geografici o culturali. In un momento in cui si tende a credere che la comunità artistica sia sempre più distante e disillusa rispetto ai meccanismi dell’industria musicale, noi desideriamo dimostrare il contrario: che è ancora possibile creare legami autentici, vicini e coinvolti, attraverso il suono e la cura con cui lo si veicola.”

Ed è proprio attraverso queste 24 tracce che quella trasparenza prende forma: un flusso aperto, dove ogni brano diventa uno slancio libero, un gesto sincero.

“Sky (L2F Mix)” di Sport DJ è un viaggio ipnotico, con strascichi trance che riportano alle notti toscane di Mezzanotte Mezzogiorno, tra rave e euforia lucida, rievocando la progressive di fine anni ’90 e inizio Duemila. Il climax malinconico è invece firmato da Yoshitaka Hikawa: fall out alterna pattern glitch e synth anni ’80 con inserti moderni, lenti e violenti allo stesso tempo. Una traccia che restituisce quella tensione emotiva sospesa, tipica dei ‘90.

Yung webster, con NOBODY ELSE e it was what it was, segna la svolta: urban, digitale, affettiva, ma già sfocata, intrisa di malinconia lo-fi. Come se anche il presente fosse già un ricordo. È da qui che si entra nella piena contemporaneità, fatta di glitch e distorsioni emotive.

Poi arriva ÀO LÌ WǍ, con un brano che sembra uscito da una caverna mitologica. Suoni da dungeon synth-folk ricamati da una voce evocativa, rituale. Impossibile non pensare a Eivør, sia per le atmosfere che per l’uso della voce come strumento ancestrale, accompagnata idealmente da un tamburo della tradizione norrena.

“Gud Serben nasce per dare voce a ciò che altrove rischia di restare inascoltato, e questa attitudine si riflette profondamente nella nostra visione della musica come linguaggio collettivo e gesto sociale. Per noi, la musica non è mai solo un prodotto da consumare: è un’occasione per stringersi attorno a qualcosa di vivo, di condiviso. Richiede la presenza di una comunità appassionata e attiva, desiderosa di scoprire, ascoltare, partecipare”.

La label vuole essere un riferimento. Non una firma estetica, ma uno spazio fluido:

“Non ci interessa costruire un’identità forte e riconoscibile in senso pubblicitario, quanto facilitare un'esperienza di ascolto e condivisione più umana e profonda.”

Ogni artista coinvolto porta con sé una visione, un frammento, un’intenzione pura non piegata alle logiche di mercato. In questo senso, GUD LUCK è anche un gesto politico, seppur silenzioso: tutte le vendite – fisiche e digitali – saranno devolute ad AllegroModerato, cooperativa milanese che promuove la pratica musicale tra persone con disabilità.

Una scelta che rafforza il senso comunitario e inclusivo del progetto. Un modo per fare musica che non si limita a suonare, ma si prende cura.

GUD LUCK non è una compilation perfetta. E non vuole esserlo. Ma è necessaria. In un momento in cui tutto sembra dover avere uno scopo preciso, una strategia, una performance da garantire, GUD LUCK è un inno all’incompiuto, al possibile, al nonostante tutto.