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Music and Dance: Suspension and Presence

Aggiornamento: 4 apr

Music and dance have always existed in an intimate dialogue, intertwining in an inseparable embrace.



Music is the canvas on which movement is drawn, and the latter amplifies it, giving it substance and weight, as if bodies could make it tangible. A connection that feels instinctive, inevitable. Nothing expresses this bond better than the synergy between electronic music and contemporary dance, a relationship capable of transforming the nature of performance and leading both dancers and spectators on an introspective journey.


In the 20th century, mirroring the evolving freedom in the music world, a new dance vocabulary emerged: less artifice, more instinct and groundedness, and a return to the body’s natural impulses. Emotion and raw expressiveness took center stage, as if dance was no longer performed merely to satisfy an audience but to create a connection with it and give voice to an inner world.


Today, this new choreutic language seems to blend perfectly with the sonic worlds of electronic music. Two realms that have crossed paths multiple times and in various ways, fostering a holistic artistic approach.



Significant examples of this evocative symbiosis can be found in David August’s live performance VĪS (2023) – in which the artist, through collaboration with choreographer Franka Marlene Foth, integrated dance into his sonic universe – as well as in the compositions of electronic music artists such as Jamie xx, Jon Hopkins, Owen Belton, Alva Noto, David Tudor, and Ryoji Ikeda, whose work has brought to life the creations of choreographers like Wayne McGregor, Crystal Pite, Richard Siegal, and avant-garde pioneer Merce Cunningham.




A Sublime Fusion


Electronic music, with its looped rhythms and unique textures, profoundly influences movement. Its beats fragment perception, transforming it into a rhythmic flow that translates into repetitive, almost ritualistic movements. Like a hypnotic chant, it propels dancers into a trance-like state, dissolving rationality and guiding them—along with the audience—toward their most primal and archaic core. Every cell in their body vibrates in unison, as docile as a serpent mesmerized by its charmer, subdued by an invisible force that simultaneously controls and liberates.


Free from rigid rules and serving as a vehicle for sonic exploration, electronica breaks the boundaries of conventional movement and allows the body to become the narrator of a visceral, non-verbal story where expression transcends representation. The performance reaches a level of abstraction and symbolism where the subconscious and existential questions take shape through fluid, personal bodily language that is intimate and authentic—suspended between instinct and revelation.



Ambient sounds, field recordings, and synthesized melodies create an all-ecompassing sound environment, offering a sensory immersion for both movement artists and viewers. The relationship with space evolves, as does the interaction between dancers, guided by an organic impulse.


A minimalist approach enhances the meditative aspect of choreographic elements. Silence becomes an expressive tool—not an absence, but a suspension between sounds, inviting deep listening. These pauses translate into stillness, breath, and micro-movements, allowing both performers and audiences to focus on inner states and pure presence.




ITALIAN VERSION




Musica e Danza: Sospensione e Presenza


Musica e danza esistono da sempre in un dialogo intimo, intrecciandosi in un abbraccio indissolubile.



La musica è la tela su cui il movimento si disegna, e quest'ultimo la amplifica, dandole quasi consistenza e peso, come se i corpi potessero renderla tangibile. Una connessione che appare istintiva, inevitabile. Niente esprime meglio questo legame quanto la sinergia tra musica elettronica e danza contemporanea, una relazione capace di trasformare la natura della performance e che conduce danzatori e spettatori in un viaggio introspettivo. 


A partire dal ’900, di pari passo con la crescente libertà nel mondo della musica, anche nella danza emerse un nuovo vocabolario: meno artificio, maggiore istintività e uso del pavimento, e un ritorno agli impulsi naturali del corpo. L'emozione e l'espressività cruda presero il centro palco, come se la danza non fosse più eseguita per soddisfare il pubblico, ma per creare una connessione con esso e dare voce a un mondo interiore.


Oggi, questo nuovo linguaggio coreutico sembra fondersi perfettamente con i mondi sonori della musica elettronica. Due universi che si sono incrociati più volte e in vari modi, promuovendo un approccio artistico olistico


Ritroviamo esempi significativi di questa simbiosi evocativa nella performance dal vivo di VĪS (2023) di David August - nella quale l’artista, grazie alla collaborazione con la coreografa Franka Marlene Foth, ha integrato la danza nel suo universo sonoro - così come nelle composizioni di artisti della scena elettronica come Jamie xx, Jon Hopkins, Owen Belton, Alva Noto, David Tudor e Ryoji Ikeda, le quali hanno animato le creazioni di coreografi del calibro di Wayne McGregor, Crystal Pite, Richard Siegal e l’avanguardista Merce Cunningham



Una fusione sublime


La musica elettronica, con i suoi ritmi looppati e le texture uniche, influenza profondamente il movimento. I suoi beat frammentano la percezione, trasformandola in un flusso ritmico che si traduce in movimenti ripetitivi, quasi rituali. Come una cantilena ipnotica, spinge i danzatori in uno stato di trance, dissolvendo la razionalità e guidandoli, insieme al pubblico, verso il loro nucleo più arcaico e primordiale. Ogni cellula del loro corpo vibra all'unisono, docile come un serpente ammaliato dal suo incantatore, soggiogato da una forza invisibile che al tempo stesso lo domina e lo libera.


Svincolata da regole rigide e veicolo di esplorazione sonora, l'elettronica abbatte i confini della convenzione nel movimento e permette al corpo di diventare narratore di una storia viscerale e non verbale, dove l'espressione supera la rappresentazione. La performance raggiunge un livello di astrazione e simbolismo in cui il subconscio e le domande esistenziali prendono forma attraverso un linguaggio corporeo fluido, personale, intimo e autentico, sospeso tra istinto e rivelazione.


Suoni ambientali, registrazioni sul campo e melodie sintetiche creano un ambiente avvolgente, offrendo un'immersione sensoriale sia agli artisti del movimento che al pubblico. La relazione con lo spazio evolve, così come l'interazione tra i danzatori, guidati da un impulso organico.


L'approccio minimalista enfatizza l'aspetto meditativo degli elementi coreografici. Il silenzio diventa strumento espressivo: non un'assenza, ma una sospensione tra i suoni, che invita a un ascolto profondo. Queste pause si traducono in immobilità, respiro e micro-movimenti, permettendo a interpreti e spettatori di concentrarsi sugli stati interiori e sulla presenza pura.

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