Veronica Fusaro – Looking For Connection

Between Alternative Pop, Rock Nuances and the Need to Feel Alive.

There is something magnetic about the way Veronica Fusaro tells the story of modern solitude. She does it without moralizing, without artificial constructions, but with the simplicity of someone who has understood that, now more than ever, music is a tool to rediscover human connection. Looking For Connection, her new album, is exactly that: a journey toward others, but also a return to oneself.

Veronica Fusaro, an Italian-Swiss artist raised in the mountains of Thun, is not new to the European alternative scene. Since her debut EPs, she has consistently demonstrated a rare sensitivity: a warm voice, full of grit and nuance, and songwriting that alternates between introspection and power, melancholy and vital drive. Her influences span from Amy Winehouse to Lana Del Rey, Florence + The Machine to Lorde, yet Veronica never merely evokes them — she filters, reworks, and makes them her own. This is her strength: the ability to move between soul, alternative pop, and rock without ever losing coherence.

With Looking For Connection, however, she takes a decisive step forward. The album is an elegant and compelling mix of alternative pop and rock: rhythmic, dynamic, yet spacious, with pauses and sighs that allow emotion to seep in. Each track is a small world, and together they form a coherent narrative, as if Veronica is inviting us into her mind and heart, one song at a time.

It’s a living, pulsating, moving sound.

From the very first notes, it’s clear that this record has a precise direction: it doesn’t aim merely to please, but to move something inside the listener. The productions are meticulous yet never cold; the arrangements breathe. Guitars alternate between energetic riffs and delicate lines, drums give body and presence, and Veronica’s voice — soft yet strong — remains front and center, a thread that ties everything together.

Jealousy exudes contagious energy: a song about the frustration of constantly comparing oneself to others, of the need to feel “enough” in a world that judges every second. It’s an explosive track, where Veronica’s voice becomes almost a liberating shout, as the instrumental layers grow dense and overwhelming. This is the moment she lays her cards on the table, telling us that this time she refuses to pretend, choosing instead to show herself as she is.

With Slot Machine, the rhythm shifts but the intensity remains. The song plays on the dual meaning of addiction: to gambling machines and, more subtly, to screens, likes, and the need to be seen. “We’re all there, pulling the lever, hoping for a connection that never comes,” it seems to say. Musically irresistible, it’s refined pop with rock inflections and clean production reminiscent of the best British indie.

No Rain No Tears perhaps best represents the album’s brighter side. It’s a declaration of freedom: the need to leave behind pain, tears, and heaviness, to rediscover a little light. The song feels like wind, like travel, like rebirth. Veronica’s voice opens and stretches, caressing the listener like a gentle touch after a storm. Pure catharsis.

Then there’s Gold Rush, a track about ambition — the race toward something that often makes us lose sight of what truly matters. Here the sound is grittier, rockier, with rebellious guitars and an intense performance. Veronica explores the weight of striving to succeed in a world that consumes everything, even dreams, yet does so with the awareness of someone who has chosen not to compromise herself to get ahead.

This album is a search that becomes an emotional journey.

What truly strikes in Looking For Connection is the balance between vulnerability and strength. Veronica is unafraid to show fragility, yet she never seeks pity. Her words are never complaints; they are observations: the world can be alienating, but it’s still worth seeking something real. And it is precisely in this pursuit of authenticity, warmth, and connection that the album finds its strongest direction.

Sonically, the album is a small laboratory of emotions: each track travels on its own path yet returns to a common point — sincerity. There are no fillers, no songs made to please. Everything sounds alive. And perhaps that is Veronica Fusaro’s greatest gift: transforming the insecurities and confusion of our time into music that unites, that makes you feel part of something.

Looking For Connection is more than a title — it’s a declaration of intent. It is the urgency of someone who, amid the noise of the world, still wants to listen and be heard. With this album, Veronica Fusaro proves she has a clear vision: an artist capable of telling the story of the present without succumbing to trends, blending pop and rock with elegance, and doing so with a big, sincere, and beating heart.

It is a record that moves between fragility and power, melancholy and rebirth, energy and tenderness. The more you listen, the more it belongs to you. And it confirms one simple but essential truth: the connection we seek sometimes begins with a single song.

IT

Tra pop alternativo, sfumature rock e il bisogno di sentirsi vivi.

C’è qualcosa di magnetico nel modo in cui Veronica Fusaro riesce a raccontare la solitudine moderna. Lo fa senza moralismi, senza costruzioni artificiali ma con la semplicità di chi ha capito che la musica, oggi più che mai, serve per ritrovare un contatto umano. Looking For Connection, il suo nuovo album, è proprio questo: un viaggio verso l’altro, ma anche un ritorno a sé stessi.

Veronica Fusaro, italo-svizzera cresciuta tra le montagne di Thun, non è un volto nuovo nella scena alternativa europea. Da quando ha esordito con i primi EP, ha sempre dimostrato una sensibilità rara: una voce calda, piena di graffi e sfumature, e una scrittura che alterna introspezione e potenza, malinconia e slancio vitale. Le sue influenze spaziano da Amy Winehouse a Lana Del Rey, da Florence + The Machine a Lorde, ma Veronica non si limita mai a evocarle: le filtra, le rielabora, le fa proprie. È questa la sua forza, quella capacità di muoversi tra il soul, il pop alternativo e il rock senza perdere mai coerenza.

Con Looking For Connection, però, fa un passo avanti deciso. L’album è un mix elegante e travolgente di alternative pop e rock: pieno di ritmo, di dinamica ma anche di spazio, di pause e sospiri che lasciano entrare l’emozione. Ogni traccia è un piccolo mondo, e tutte insieme compongono una narrazione coerente, come se Veronica ci invitasse a entrare nella sua mente e nel suo cuore, un brano alla volta.

E’ un suono vivo, pulsante, in movimento.

Fin dalle prime note si percepisce che questo disco ha una direzione precisa: non vuole solo piacere, vuole muovere qualcosa dentro. Le produzioni sono curate ma mai fredde, gli arrangiamenti respirano. Le chitarre si alternano tra riff energici e linee più delicate, la batteria dà corpo e presenza, e la voce di Veronica morbida ma piena di forza è sempre in primo piano, come un filo che lega tutto.

Jealousy è un’energia contagiosa: un brano che parla della frustrazione di confrontarsi continuamente con gli altri, del bisogno di sentirsi “all’altezza” in un mondo che ci giudica ogni secondo. È un pezzo che esplode, in cui la voce di Veronica diventa quasi un grido liberatorio, mentre la base si fa sempre più densa e travolgente. Il momento in cui l’artista mette le carte in tavola e ci dice che questa volta non vuole fingere, ma mostrarsi per quella che è.

Con Slot Machine il ritmo cambia ma non l’intensità. Il pezzo gioca sul doppio significato della dipendenza: quella dalle macchine da gioco e quella, più sottile, dagli schermi, dai like, dal bisogno di essere visti. “Siamo tutti lì, che tiriamo la leva sperando in una connessione che non arriva mai” , sembra dirci. Musicalmente è irresistibile: un pop raffinato, con innesti rock e una produzione limpida che fa pensare al miglior indie britannico.

No Rain No Tears, la canzone che forse più rappresenta la parte luminosa dell’album. È una dichiarazione di libertà: il bisogno di lasciarsi alle spalle il dolore, le lacrime, la pesantezza, per ritrovare un po’ di luce. È un brano che sa di vento, di viaggi, di rinascita. La voce di Veronica qui si apre, si distende, accarezza l’ascoltatore come una carezza dopo una tempesta. È pura catarsi.

E poi c’è Gold Rush, una traccia che parla di ambizione, di quella corsa verso qualcosa che spesso ci fa perdere di vista ciò che conta davvero. Qui il suono si fa più sporco, più rock, con chitarre che sanno di ribellione e un’interpretazione intensa. Veronica racconta il peso di voler emergere in un mondo che consuma tutto, anche i sogni, ma lo fa con la consapevolezza di chi ha scelto di non vendersi per farcela.

Quest’album è una ricerca che diventa viaggio emotivo.

Ciò che colpisce davvero in Looking For Connection è l’equilibrio tra vulnerabilità e forza. Veronica non ha paura di mostrarsi fragile ma non cerca pietà. Le sue parole non sono mai lamento, piuttosto osservazione: il mondo può essere alienante ma vale ancora la pena cercare qualcosa di vero. Ed è proprio in questa ricerca di autenticità, di calore, di contatto che l’album trova la sua direzione più potente.

Dal punto di vista sonoro, l’album è un piccolo laboratorio di emozioni: ogni pezzo si muove su binari diversi ma tutti tornano ad un punto comune: la sincerità. Non ci sono filler, non ci sono brani costruiti per compiacere. Tutto suona vivo. E questa vitalità è forse la cosa più bella di Veronica Fusaro: riesce a trasformare le insicurezze e la confusione della nostra epoca in musica che unisce, che ti fa sentire parte di qualcosa.

Looking For Connection non è solo un titolo, è una dichiarazione d’intenti. È l’urgenza di chi, nel rumore del mondo, vuole ancora ascoltare e farsi ascoltare. Veronica Fusaro con questo album dimostra di avere una visione chiara: quella di un’artista capace di raccontare il presente senza cedere alle mode, di mescolare pop e rock con eleganza, e di farlo con un cuore grande, sincero, pulsante.

È un disco che si muove tra fragilità e potenza, malinconia e rinascita, energia e dolcezza. Un disco che, più lo ascolti, più ti appartiene. E che conferma una cosa semplice ma necessaria: la connessione che cerchiamo, a volte, comincia da una canzone.